sabato 18 luglio 2009

Caduta, frattura, intervento. Già a casa (Mazza)


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Caduta, frattura, intervento. Già a casa

In ospedale la telefonata al Papa di Bagnasco. «Tutto bene»

Benedetto XVI l’altra notte è inciampato nella sua stanza a Les Combes, rompendosi il polso destro. Ieri mattina i controlli medici ad Aosta

DAL NOSTRO INVIATO AD AOSTA

SALVATORE MAZZA

Un semplice, piccolo «inci­dente».
Che un po’ guasta, ma non interrompe, il pe­riodo di riposo che il Papa sta tra­scorrendo in Valle d’Aosta. Ma che, inutile negarlo, per qualche minuto a fatto trattenere il fiato a tutti. La caduta nella tarda serata di giovedì, il dolore al polso destro, e il control­lo il mattino successivo in ospeda­le, raggiunto dopo aver celebrato la Messa e fatto colazione.
Diagnosi: frattura scomposta del radio, ridot­ta qualche ora più tardi senza biso­gno di intervento chirurgico.
E il po­meriggio, alle 15.53, la dimissione e il rientro a Les Combes, dove ha po­tuto anche fare una breve passeg­giata nel parco. Benedetto XVI sorridente, che salu­ta con la mano sinistra, mentre sa­le sull’auto, è l’immagine che tutti volevano vedere.
E hanno visto. La piccola folla che dalle dieci del mat­tino aspettava fuori dell’ospedale 'Umberto Parini' di Aosta ha ap­plaudito, sollevata, mentre dal grup­po dei giornalisti qualcuno lancia­va una domanda: «Fa male?». «Un po’», ha risposto il Papa, entrando nella vettura nera che l’avrebbe di lì a un minuto riaccompagnato a Les Combes.
Mentre dall’inter­no, il pollice in alto nel gesto internazionale di 'tutto be­ne', il suo segretario don Georg rassicurava ulterior­mente i presenti.
Tutto era cominciato la mat­tina, verso le 9.30, quando è arrivata improvvisamente la notizia che il Papa era stato ricoverato all’ospedale re­gionale. Qualche minuto di – comprensibile – timore che si è diffuso dai giornalisti al seguito del soggiorno valdo­stano del Pontefice a tutti co­loro che sono stati raggiunti dalle prime notizie; poi, nel giro di pochi minuti, il particolare che Be­nedetto XVI era entrato a piedi nei locali del pronto soccorso (rifiutan­do la sedia a rotelle che gli era stata offerta), e la conferma da Roma del portavoce vaticano padre Federico Lombardi: una «leggera frattura» al polso destro in seguito a una cadu­ta, avvenuta la notte precedente, e il ricovero per gli interventi del ca­so.
Nelle ore successive, mentre papa Ratzinger, per sua espressa richie­sta, aspettava il suo turno in una stanza riservatagli all’interno del pronto soccorso, è stato possibile ri­costruire con discreta precisione che cosa fosse successo.
Benedetto XVI è inciampato accidentalmente quando già s’era ritirato nella sua stanza per la notte, e cercando di at­tutire la caduta ha gravato con tut­to il peso sulla mano destra poggia­ta per terra.
Una tipica frattura da compressione, piuttosto comune (tecnicamente: frattura scomposta metaepifisaria distale del radio de­stro, secondo quanto annotato sul­la cartella clinica del 'paziente i­gnoto 917', come per ragioni di pri­vacy il Papa è stato registrato nel no­socomio), e anche piuttosto dolo­rosa. I primi soccorsi sono stati pre­stati a Benedetto XVI dal suo medi­co personale, Patrizio Polisca, che gli ha somministrato antiinfiam- matori e antidolorifici.
Al mattino il Papa ha celebrato re­golarmente la Messa nella cappelli­na dello chalet dove risiede in que­sti giorni e, dopo colazione, s’è fi­nalmente recato in ospedale.
«S’è mostrato una persona gentilissima e disponibilissima – ha raccontato ad Avvenire una persona dello staff del pronto soccorso in servizio in quel momento –, ha rifiutato la se­dia a rotelle che era pronta, dicen­do che non ne aveva bisogno, e ha salutato a uno a uno tutto il perso­nale sanitario, scusandosi per il di­sturbo che ci portava.
Per tutto il tempo è stato un paziente esem­plare, ha chiesto soltanto di essere trattato come tutti gli altri e di non godere di particolari 'favoritismi'».
E così, in effetti, è stato: il primario di ortopedia Amedeo Manuel Man­cini, che in quel momento si trova­va in sala operatoria, è uscito appe­na ha potuto per il tempo necessa­rio a un primo esame obiettivo e per disporre una serie di controlli ra­diografici al fine di verificare l’entità della frattura e decidere le cure ne­cessarie.
Durante l’attesa, proprio pochi minuti prima dell’intervento, sul cellulare di don Georg è arrivata la telefonata del cardinale presi­dente della Conferenza episcopale i­taliana, Angelo Bagnasco, che chie­deva notizie del Pontefice. Il segre­tario gli ha passato la telefonata, e così Bagnasco ha potuto parlare di­rettamente con il Papa, trovandolo tranquillo e quasi ironico riguardo a quanto gli era successo.
Benedetto XVI ha anche scherzato su quanto sarebbe avvenuto di lì a pochi mi­nuti, e la telefonata s’è conclusa col cardinale che gli assicurava la soli­darietà e la vicinanza di tutti i fede­li e della Chiesa italiana. Arrivato il suo turno, papa Ratzin­ger è stato portato in sala operato­ria per essere «sottoposto a inter­vento di riduzione e osteosintesi in anestesia locale regionale», come a intervento concluso avrebbe spie­gato il dottor Polisca, leggendo nel cortile dell’ospedale il bollettino me­dico ufficiale. «Le condizioni gene­rali del Santo Padre – ha aggiunto Polisca – sono buone. Il Santo Padre in breve può tornare alla sua resi­denza » di Les Combes. Il Pa­pa, come ha poi spiegato Mancini, coadiuvato nell’at­to operatorio dalla dottores­sa Laura Mus e dal primario anestesista Marco Fondi, è stato sottoposto «a quello che tecnicamente si chiama 'intervento a cielo coper­to' », cioè «senza uso di bi­sturi».
In pratica, ha aggiunto, «ab­biamo sottoposto a trazione il polso per riallineare la frat­tura e, subito dopo, con un trapano, abbiamo inserito due fili d’acciaio secondo u­na tecnica piuttosto comune, per te­nere le ossa in posizione.
Quindi, è stato applicato un apparecchio di immobilizzazione in vetroresina, che ha le stesse funzioni di un ges­so, e che Benedetto XVI dovrà tene­re per circa trenta giorni». Mancini s’è detto certo che il Pontefice «non avrà nessun problema per il pieno recupero della funzionalità dell’ar­to », e che «con un’opportuna tera­pia riabilitativa, normale in questi casi, potrà molto presto tornare a suonare anche il pianoforte».
Terminato l’intervento, il Papa è sta­to tenuto in osservazione per il tem­po strettamente necessario, e di­messo, come detto, poco prima del­le 16.
Trovando ad accoglierlo all’e­stero la piccola folla che anche sot­to una leggera pioggia aveva voluto attendere fino a quel momento per esprimergli il proprio affetto, e che Benedetto XVI ha salutato con la mano sinistra.
Sulla quale erano ben visibili le 'farfalle' lasciate in posi­zione dai sanitari per consentire la somministrazione degli antiinfiam­matori necessari in questi casi.

© Copyright Avvenire, 18 luglio 2009

1 commento:

Don Dom ha detto...

Legendo tutti questi articoli, l'Italia può essere orgoliosa di avere Andrea Tornielli. E veramente un ottimo giornalista sempre bene informato. Ringrazio Dio per questo dono!