mercoledì 29 luglio 2009

Card. Bertone: «Si trovi nell’enciclica sociale una profonda ispirazione» (Galeazzi)


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Riceviamo e con grande piacere e gratitudine pubblichiamo:

INTERVENTO DI TARCISIO BERTONE AL SENATO PER SPIEGARE L’ENCICLICA DI BENEDETTO XVI

«Questa crisi è stata provocata soprattutto da avidità e finanza speculativa»

“La vita è un valore non negoziabile”

«Si trovi nell’enciclica sociale una profonda ispirazione»

GIACOMO GALEAZZI

CITTA' DEL VATICANO

Invoca più Stato nell’economia, addebita alla «finanza speculativa la prevedibile crisi scatenata dall’avidità», esorta il Parlamento a difendere la famiglia, il matrimonio, la sacralità della vita. Alla presentazione in Senato dell’enciclica sociale «Caritas in veritate», il segretario di Stato, Tarcisio Bertone fa sentire la voce della Chiesa al mondo politico. Davanti al presidente di Palazzo Madama, Renato Schifani e ad un’affollata platea «bipartisan» (tra gli altri, Gianni Letta, Casini, Chiti, Marini, Epifani), il «numero due» vaticano ha chiesto al legislatore di promuovere «la centralità e l’integrità della famiglia, fondata sul matrimonio tra uomo e donna». Ed ha ammonito: «La famiglia come cellula fondamentale dell’edificio sociale non può scomparire né venire essenzialmente cambiata». Inoltre, «va salvaguardato il matrimonio monogamico, che, come forma di fedeltà e di rinuncia, ha dato alla nostra società la sua particolare umanità, attraverso molte fatiche e sofferenze».
Il cardinale Bertone raccomanda ai parlamentari di trovare nell’enciclica di Benedetto XVI «un’alta e profonda ispirazione nello svolgimento della loro missione», così da «rispondere adeguatamente alle sfide etiche, culturali e sociali che oggi ci interpellano», inclusa la salvaguardia dei valori non negoziabili, ossia della sacralità della vita dal concepimento alla sua fine naturale (cioè no all’aborto e all’eutanasia).
Di fronte alla «crisi economica provocata da una finanza senza etica», Bertone reclama, poi, «un ruolo centrale dello Stato regolatore in economia», in quanto «le autorità pubbliche collocate ai diversi livelli di governo devono favorire, la nascita e il rafforzamento di un mercato finanziario pluralista». Dunque, maggiori spazi d’azione e meno vincoli per «banche del territorio, banche di credito cooperativo, banche etiche, fondi etici».
Bertone, dunque, indica al governo e al parlamento «una base condivisa di lavoro e di intervento» per «dare prospettiva a una larga convergenza per il bene comune». E ciò «nel vivo di una crisi economica e finanziaria mondiale che reclama una riflessione in profondità e decisioni coerenti». Non si potrà impedire «l’insorgere in futuro» di analoghe bufere sui mercati se non si aggredisce il male alla radice, ossia «se non si interviene sulla matrice culturale che sorregge il sistema economico». Secondo Bertone, infatti, urge una revisione dei comportamenti, ma prima di tutto delle prospettive. Il segretario di Stato individua nella «cara nazione italiana» seri motivi di preoccupazione, come ad esempio la diffusione a livello di cultura popolare dell’«ethos» dell’efficienza come criterio ultimo di giudizio e di giustificazione della realtà economica.
Ancora Bertone; «Il mercato non può essere inteso come l’unica istituzione davvero necessaria per la democrazia e per la libertà». Insomma, una «ricetta» fondata sul «valore aggiunto del radicamento di fede». «Dio è il garante del vero sviluppo dell’uomo, in quanto, avendolo creato a sua immagine, ne fonda altresì la trascendente dignità», puntualizza Bertone che si è anche riferito a mo’ di premonizione al recente crollo delle borse il film «Wall street». La pellicola di Oliver Stone, che valse l’Oscar a Michael Douglas, descriveva un mondo di «yuppies» interessati soltanto a guadagni spropositati senza remore né scrupoli. Tra i fattori della crisi, evidenzia il Segretario di Stato vaticano, c’è proprio quell’avidità che è la forma più nota e più diffusa di avarizia».
Secondo il più stretto collaboratore di Benedetto XVI un malinteso senso di «libertà» ha dato la stura ad una crisi che, perciò, «non può dirsi un evento né inatteso né inspiegabile». Il modello è il credito etico: «Se negli ultimi decenni le autorità finanziarie avessero tolto i tanti vincoli che gravano sui soggetti della finanza alternativa, la crisi odierna non avrebbe avuto questa potenza devastatrice». Temi «condivisi dal governo», assicura Letta, mentre il segretario della Cgil, Guglielmo Epifani si riconosce nei valori della centralità dell’uomo nel processo produttivo, della non separazione tra la sfera della produzione e quella sociale, della fraternità che va oltre la solidarietà». Parole utili, concorda Schifani, «per ripensare l’economia del mondo globale e per ricercare nuove regole in una società in profonda trasformazione».

© Copyright La Stampa, 29 luglio 2009 consultabile online anche qui.

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