martedì 7 luglio 2009

Caritas in veritate, il magistero sociale: da Leone XIII a Benedetto XVI (Sir)


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CONFERENZA STAMPA DI PRESENTAZIONE DELL’ENCICLICA DEL SANTO PADRE BENEDETTO XVI DAL TITOLO: "CARITAS IN VERITATE"

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Card. Martino: La Carità è la via maestra della Dottrina sociale della Chiesa (Sir)

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"Caritas in veritate": servizio di Stefano Maria Paci

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«Caritas in veritate». Oggi la presentazione (Cardinale)

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È l’enciclica del Papa il nuovo codice etico (Accattoli)

Il G8 del Papa (Luca Pesenti)

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ENCICLICA "CARITAS IN VERITATE": LO SPECIALE DEL BLOG

CARITAS IN VERITATE - Il magistero sociale

Da Leone XIII a Benedetto XVI – Scheda

L’ultima enciclica di Benedetto XVI, Caritas in Veritate, si affianca a un corposo magistero che, a partire da Leone XIII, ha affrontato tematiche sociali.

La Rerum Novarum (1891) è la prima enciclica sociale in senso moderno. In essa Leone XIII affronta i temi del lavoro e del salario, delle nuove ideologie, della proprietà privata e dei ruoli dello Stato, del diritto di associazione dei lavoratori e dei diritti della famiglia. L’enciclica ha avuto il merito, tra l’altro, d’impostare la dottrina sociale della Chiesa nei suoi principi fondamentali.

La Quadragesimo Anno di Pio XI (1931) fu scritta, come dice il titolo, in occasione del quarantennale della Rerum Novarum.
Apporta numerose novità al quadro già tracciato da Leone XIII: sottolinea come la rivoluzione industriale sia ormai una dimensione “planetaria” in quanto sta investendo l’umanità intera, enuncia e sviluppa il fondamentale principio di sussidiarietà, aggiorna i “giudizi” di Leone XIII sul lavoro, la proprietà, l’ideologia socialista (Pio XI aveva davanti il comunismo sovietico che Leone XIII non conosceva e aveva assistito alla crisi finanziaria del 1929).

Il successore di Pio XI, Pio XII, pur non avendo scritto encicliche sociali, è intervenuto spesso su questioni sociali nei suoi Radiomessaggi. Egli affronta i temi della collaborazione internazionale e della pace durante e dopo la Seconda guerra mondiale, detta le linee di una democrazia rinnovata dopo i totalitarismi distinguendo tra popolo e massa, si pronuncia sulla destinazione universale dei beni e sulle questioni relative al diritto e precisa le funzioni dello Stato in economia.

La Pacem in Terris (1963) e la Mater et Magistra (1961) di Giovanni XXIII costituiscono una nuova tappa fondamentale.
Ai laici si assegna un nuovo ruolo, attivo, autonomo e propositivo; si specifica la metodologia della dottrina sociale della Chiesa secondo il metodo “vedere, giudicare, agire”; viene proposta la distinzione tra ideologie e movimenti storici; vengono affrontati i problemi emergenti: la socializzazione, il colonialismo, lo sviluppo dei popoli; si parla di “bene comune universale”; si chiede la nascita di una “autorità politica mondiale”.

Con il Concilio Vaticano II, la Costituzione pastorale Gaudium et Spes rappresenta la “carta” dei nuovi rapporti tra Chiesa e mondo nell’ottica del rinnovamento pastorale del Concilio: la sua importanza per la dottrina sociale è fondamentale in quanto elabora un concetto di sviluppo in termini pienamente umanistici.

Nel 1967, dopo due anni dalla conclusione del Concilio, Paolo VI emana la Populorum Progressio. La chiave di volta per guidare lo sviluppo del pianeta diventa la globalità: le iniziative individuali non bastano più, ci vuole una visione d’insieme di tutti gli aspetti economici, sociali, culturali, spirituali.
Anche la Humanae Vitae (1968) va annoverata nell’elenco delle encicliche sociali non solo per la centralità della vita nei rapporti umani, ma anche perché fu ed è una risposta alla grande questione della crescita demografica e del controllo delle nascite. È del 1971, ottant’anni dopo la Rerum Novarum, l’enciclica Octogesima adveniens. Tratta questioni nuove come le comunicazioni sociali, il ruolo della donna, il degrado ecologico, l’urbanesimo, le discriminazioni. Si condannano chiusure particolaristiche come il nazionalismo e la non accoglienza degli immigrati; si parla di utopie e ideologie.

La Laborem Exercens (1981) di Giovanni Paolo II parla del lavoro umano inteso come la chiave fondamentale della questione sociale, affronta il rapporto tra famiglia e lavoro e introduce distinzioni concettuali tra lavoro soggettivo e oggettivo, datore di lavoro diretto e indiretto. La Sollicitudo Rei Socialis (1987) nasce per commemorare il ventesimo anniversario della Populorum Progressio. Papa Wojtyla sottolinea che il divario tra ricchi e poveri è aumentato e il quadro si è reso più complesso. C’è ormai un sottosviluppo anche nei Paesi del supersviluppo, come esistono nei Paesi poveri sacche di ricchezza oligarchica che suscitano scandalo. L’enciclica elabora la categoria teologica delle “strutture di peccato” e stabilisce con grande chiarezza cosa sia la dottrina sociale della Chiesa.

Risalgono agli anni Novanta, infine, la Centesimus Annus (1991) e la Evangelium Vitae (1995). Dopo il crollo dei regimi comunisti nel 1989, la Centesimun Annus pone al centro della questione sociale il problema di Dio e chiede un impegno di tutti per un nuovo modello di sviluppo fondato sulla trascendente dignità della persona umana. Il Papa affronta i temi della democrazia relativista nell’Occidente, della crisi dello Stato assistenziale, della cultura della nazione, dello sviluppo della società civile, del consumismo e della necessità di stili di vita nuovi, delle nuove forme di alienazione e allontanamento da Dio. Considera il profitto un valido sintomo del benessere dell’azienda ma non l’unico, chiede che si lotti per una vera ecologia umana, a cominciare dalla famiglia, desidera che l’uomo non sia schiacciato tra il mercato e lo Stato, sostiene che la maggiore risorsa per l’uomo è l’uomo stesso. Nella Evangelium Vitae vengono invece ribaditi il “valore” e l’“inviolabilità della vita umana”.

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