giovedì 16 luglio 2009

«Caritas in veritate», il Papa indica la strada del futuro sulle ali dell'amore e della verità (Natoli)


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Il Papa indica la strada del futuro sulle ali dell'amore e della verità

Luigi Ferlazzo Natoli

Dalla Rerum novarum di Leone XIII (1891), cioè dall'inizio delle encicliche papali sulla dottrina sociale della Chiesa, alla Populorum progressio di Paolo VI (1967), alla Caritas in veritate di Benedetto XVI, pubblicata nella solennità dei SS. Pietro e Paolo, si completa un percorso della Chiesa cattolica che non può che avere come centro ispiratore dei valori etici la persona umana e il suo sviluppo integrale.
Non ci può essere sviluppo economico complessivo senza quello individuale.
Se il primo intervento di Leone XIII decisamente si scagliava contro lo sfruttamento del lavoro e a favore della tutela del lavoratore, se l'intervento di Paolo VI, subito dopo il Concilio Vaticano II, già intravedeva l'epoca della economia mondiale integrata, l'enciclica di Papa Ratzinger – che si pone in continuità con quella di Paolo VI – fissa i paletti per uno sviluppo economico nell'era della globalizzazione, che non può più tollerare la sopravvivenza di Paesi poveri a fronte di Paesi ricchi e ricchissimi, né la persistenza del problema delle migrazioni, né una finanza internazionale senza regole e senza principi etici (la quale ha provocato l'attuale crisi economica), né l'esistenza di imprese dedite soltanto al profitto, e in una parola non può accettare che venga calpestata la dignità della persona. La ricerca e la tutela del bene comune sono, dunque, gli obiettivi di fondo dell'enciclica «Caritas in veritate».
Se non è vero – come è stato insinuato da certa stampa prima ancora di avere letto il testo – che nell'enciclica di Benedetto XVI si possono cogliere riferimenti alle vicende italiane di questi ultimi mesi, passati in balia di una pletora di gossip dagli incerti esiti finali, non è, invece, affatto casuale, a parer mio, che essa sia stata pubblicata alla vigilia del G8 dell'Aquila, poi divenuto G14 con l'inclusione di altri sei Paesi emergenti. Alla dedica dell'enciclica ai vescovi, ai presbiteri e ai diaconi, alle persone consacrate e ai fedeli laici e a tutti gli uomini di buona volontà, sullo sviluppo umano integrale nella carità e nella verità, è pertanto da aggiungere quella implicita ai grandi manovratori della geopolitica con in testa il presidente americano Barack Obama, sul quale si appuntano – anche per l'assoluta novità del colore della sua pelle – gli occhi e le speranze di tutti i popoli della terra. Da questo punto di vista il viaggio di Obama in Africa, dopo il G8, per quel che ha detto e per quel che pensa di fare, rappresenta una conferma delle buone intenzioni dei grandi riuniti all'Aquila e senz'altro va considerato di ottimo auspicio.
La caritas, cioè l'amore, e la veritas, secondo Benedetto XVI, sono le due ali sulle quali può spiccare il volo una nuova era verso lo sviluppo integrale della persona e quello economico globale. Se il profitto viene perseguito dalle imprese come fine ultimo e non risulta anche utile socialmente, e cioè se non viene investito per conseguire utilità sociali, non potranno che scaturire squilibri e ingiustizia.
Se non si risolverà la piaga della povertà mondiale – con la conseguente mortalità specialmente infantile – e sino a quando ci saranno sulla terra Paesi poveri, e cioè la ricchezza sarà concentrata soltanto in pochi Paesi, se al contrario non ci sarà una equa distribuzione della ricchezza, non ci potrà essere pace sulla terra a causa, appunto, delle disuguaglianze sociali e delle mancanza di una giustizia interplanetaria. Al problema della povertà è certamente legato quello delle migrazioni che non potrà essere risolto dai singoli Paesi, come dice Papa Ratzinger, ma soltanto da una concertazione internazionale. E non c'è più tempo da perdere nelle decisioni conseguenti come ha continuato a insistere Benedetto XVI sin nell'ultimo Angelus prima delle vacanze.
A ciò aggiungasi che senza la guida della carità nella verità, e cioè senza regole etiche che devono porre paletti invalicabili alla finanza internazionale e senza i necessari controlli, la spinta planetaria nell'era della globalizzazione – come osserva ancora il Papa – «può concorrere a creare rischi di danni sconosciuti finora e di nuove divisioni nella famiglia umana».

© Copyright Gazzetta del sud, 16 luglio 2009

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