giovedì 9 luglio 2009

"Caritas in veritate: Parole rivolte all'umanità come famiglia (Luigi Campiglio)


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Il Papa presenta l'enciclica "Caritas in veritate": "La carità nella verità è quindi la principale forza propulsiva per il vero sviluppo di ogni persona e dell’umanità intera. Per questo, attorno al principio "caritas in veritate", ruota l’intera dottrina sociale della Chiesa" (Catechesi)

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IL TESTO INTEGRALE DELL'ENCICLICA "CARITAS IN VERITATE"

ENCICLICA "CARITAS IN VERITATE": LO SPECIALE DEL BLOG

Su segnalazione di Elisabetta leggiamo:

Parole rivolte all'umanità come famiglia

Luigi Campiglio

I grandi temi della globalizzazione sono al cuore dell'enciclica «Caritas in veritate», che in ciò testimonia doppiamente il segno dell'universalismo e dell'umanesimo cristiano: la Chiesa parla al mondo e all'intera famiglia umana, la cui formazione attraverso consapevoli relazioni di innumerevoli famiglie elementari rappresenta il fondamentale bene comune.
Ciò che lega la singola famiglia legata dalla relazione del sangue alla famiglia umana testimone vivente delle relazioni passate è la virtù paolina della carità nella verità, cioè il riconoscimento di se stessi negli altri come dato vero e fattuale, se non altro per il fatto che l'albero dell'umanità è sbocciato a partire da comuni antenati, il che implica, pur a distanza di millenni, la condivisione di comuni doveri oltre che diritti.
È un'enciclica che si colloca esplicitamente nel solco della Populorum progressio, del 1967, e della Sollicitudo rei socialis nel 1987, ponendo per l'appunto la globalizzazione come il grande fatto nuovo che coinvolge la Chiesa e il mondo.
In questa prospettiva la Grande Crisi in corso è la prima crisi della globalizzazione nel XXI secolo, la quale ci deve ricordare come l'incapacità di governare le moltitudini di famiglie che compongono la famiglia umana frantumò nella Grande Depressione e la tragedia di due guerre mondiali la prima grande onda di globalizzazione del XX secolo. L'enciclica dedica grande attenzione alla Grande Crisi in corso, iniziata apertamente ormai da quasi due anni, non considerandola affatto, come alcuni ritengono, solo una recessione molto severa, ma una rottura strutturale che richiede azioni innovative e un rinnovato discernimento.
Si ricordano le parole di Giovanni Paolo II, quando nel 2000 richiamava all'urgenza di «una nuova e approfondita riflessione dell'economia e dei suoi fini», per richiamare oggi a una nuova e necessaria dimensione di «economia civile» senza della quale l'operosità e l'ingegno umano perdono di senso e significato e l'attività produttiva delle imprese smarrisce il valore sociale che gli deriva dall'essere parte di una più grande comunità. Ma in un mondo globalizzato ciò implica un delicato equilibrio fra i benefici generalizzati della globalizzazione e i costi molto spesso locali, che ricadono in modo sproporzionato su alcune particolari aree e categorie sociali: la squilibrata distribuzione dei benefici della globalizzazione, come è avvenuto anche nella crisi in corso, può creare barriere fra gli uomini, anziché abbatterle.
La responsabilità sociale degli imprenditori e delle imprese si rivela nei momenti di crisi come è quello attuale, per uscire dalla quale occorrono spinte nuove, come quelle che provengono dalla promozione di uno spirito imprenditoriale e di collaborazione anche da parte dei lavoratori stessi, perché una bella impresa altro non è che la storia realizzata delle aspirazioni dei lavoratori e delle loro famiglie.
La globalizzazione porta al centro, oggi più di ieri, l'esigenza di un corretto rapporto fra uomo e natura, così come la necessità di una giustizia intergenerazionale, sul piano economico e giuridico: e in questa prospettiva la questione della sicurezza alimentare e delle risorse idriche appaiono oggi più problematiche che nel passato.
«C'è spazio per tutti su questa nostra terra», ma senza un rapporto equilibrato fra uomo e ambiente può invece risultare il contrario, pregiudicando il futuro delle generazioni che verranno. Il governo della globalizzazione, e a maggior ragione della Grande Crisi in corso, impone una volontà di collaborazione comune, nella consapevolezza che «così come la comunità familiare non annulla in sé le persone che la compongono», altrettanto una sussidiarietà rispettosa della tradizione e della cultura dei popoli è lo strumento attraverso cui costruire lo sviluppo nella pace e promuovere una famiglia umana, genuinamente ricca di molte famiglie, a partire da quelle costitutive.
Per questo motivo l'enciclica richiama gli Stati a varare «politiche che promuovano la centralità e l'integrità della famiglia, facendosi carico anche dei suoi problemi economici e fiscali». E realizzare in tal modo una globalizzazione come famiglia umana di una moltitudine di famiglie impegnate nello sviluppo e nella pace.

© Copyright Eco di Bergamo, 8 luglio 2009

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