giovedì 9 luglio 2009

Diritti e lavoro: tutti d'accordo sul richiamo etico. Sindacati e politici, unanimi consensi alla «Caritas in veritate»


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IL TESTO DEL MOTU PROPRIO "ECCLESIAE UNITATEM" A PROPOSITO DELLA COMMISSIONE ECCLESIA DEI

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MOTU PROPRIO "ECCLESIAE UNITATEM" A PROPOSITO DELLA COMMISSIONE ECCLESIA DEI: LO SPECIALE DEL BLOG

IL TESTO INTEGRALE DELL'ENCICLICA "CARITAS IN VERITATE"

ENCICLICA "CARITAS IN VERITATE": LO SPECIALE DEL BLOG

Su segnalazione di Elisabetta leggiamo:

Diritti e lavoro: tutti d'accordo sul richiamo etico

Sindacati e politici, unanimi consensi alla «Caritas in veritate»
Il ministro Tremonti: un documento molto, molto importante


ROMA

Parole importanti, che suonano come una speranza, ma anche come una «sferzata» a chi opera nel mercato del lavoro. Il mondo sindacale, chiamato direttamente in causa nella nuova enciclica «Caritas in veritate», si schiera compatto a fianco di Benedetto XVI nel richiamo all'etica, alla centralità della persona, al rispetto dei diritti, che emergono con forza dalle 127 pagine scritte dal Papa.
L'enciclica è per i sindacati, come per il ministro dell'Economia Giulio Tremonti, un documento «importante» che rappresenterà d'ora in poi un punto di riferimento dal quale non ci si potrà esimere nel governo dell'economia.
Il documento papale, sottolinea il leader della Cgil, Guglielmo Epifani, è «significativo nella scelta di considerare centrali il lavoro e la persona», «mette l'uomo al centro dello sviluppo, ponendo l'accento sui diritti dei migranti, raccomandando l'attenzione ai più deboli, sollecitando principi di solidarietà e regole più stringenti per i mercati». La Cgil, come le altre sigle, accetta la sfida lanciata dal Papa perché il sindacato «volga lo sguardo» anche verso i non iscritti e i lavoratori meno tutelati dei Paesi in via di sviluppo.
Il segretario generale della Cisl, Raffaele Bonanni, che definisce l'enciclica «una speranza, un ancoraggio per tutte le forme associative del mondo del lavoro», sottolinea «il riconoscimento del ruolo delle organizzazioni sindacali, che devono essere messe in condizione di difendere ovunque i diritti dei lavoratori».
Il segretario della Uil, Luigi Angeletti, interpreta le parole di Papa Ratzinger come «una sferzata per tutti i soggetti che operano nel mondo del lavoro». L'invito a non abbassare il livello di tutele dei lavoratori e la netta contrarietà alla precarietà sono «sollecitazioni che devono trovare ascolto e concretizzazione in una fase caratterizzata da una crisi così profonda e complessa, generata da una finanza senza etica».
Per Renata Polverini, dell'Ugl, l'enciclica rappresenta uno stimolo ad eliminare le diseguaglianze.
Riconosce l'enorme portata del documento anche il ministro del Welfare Maurizio Sacconi, secondo il quale il Libro Bianco del governo si muove «in sincronia» con le parole del Papa. L'enciclica inoltre «incoraggia oggettivamente la proposta italiana di una de-tax per le donazioni dalle società più ricche alle comunità povere del mondo».
Emma Marcegaglia, presidente di Confindustria, condivide il richiamo al mercato «senza eccessi» e sottolinea il ruolo delle imprese italiane nella difesa dell'occupazione: «Questo è un momento complicato, ci saranno ristrutturazioni e riconversioni da portare avanti, ma le imprese - dice - hanno fatto molto per mantenere i posti di lavoro».
Sugli aspetti sociali dell'economia si è soffermato Pier Ferdinando Casini, leader dell'Udc, che ha sottolineato il richiamo del Papa «a cogliere l'occasione di questa crisi per ritrovare nuove regole capaci di imperniare il sistema della finanza globale sull'etica della responsabilità, la richiesta di una più ampia responsabilità sociale dell'impresa, la necessità di governare la migrazione degli esseri umani e la solidale coesistenza tra i Paesi ricchi e i Paesi in via di sviluppo».
Per il presidente delle Acli, Andrea Olivero, con l'enciclica vengono posate «le fondamenta per un impegno sociale chiamato a cambiare il mondo», attraverso la «civilizzazione dell'economia» e il «lavoro decente», ma anche l'immigrazione e il rapporto «fondamentale» tra carità e verità».
Il presidente della Compagnia delle opere, Bernhard Scholz, evidenzia come con la nuova enciclica abbia dato «al mondo una bussola preziosa per affrontare le grandi sfide dello sviluppo culturale ed economico a livello globale».
Di messaggio di speranza senza ingenui ottimismi, rivolto non solo ai cattolici ma a chiunque adotti una «ragione aperta alla presenza di Dio», parla il direttore dell'«Osservatore Romano», Giovanni Maria Vian.

© Copyright Eco di Bergamo, 8 luglio 2009

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