giovedì 16 luglio 2009

Don Bux e Don Vitiello: Dio sceglie ciò che è debole (Fides)


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Dio sceglie ciò che è debole

Città del Vaticano (Agenzia Fides)

“All’inizio dell’essere cristiano non c’è una decisione etica…” (DCE n. 1); l’esito morale, per quanto importante, non può essere l’unica misura della verità.
Poiché la Chiesa è abitata dalla potenza dello Spirito, nulla può, contro di essa, nemmeno la fragilità dei cristiani. Gli stessi apostoli, nel loro comportamento, non sono stati impeccabili: si pensi al momento dell’arresto di Gesù. Siamo diversi da loro? Certo vi sono duemila anni di esperienza, che rendono meno giustificabili taluni umani comportamenti, tuttavia “il cuore è sempre nuovo e sempre deve essere rieducato, ad ogni generazione”. Lo Spirito, disceso a Pentecoste, garantisce l’indefettibilità della Chiesa e rende possibile la Presenza di Gesù Cristo, che “brucia” ma non consuma.
Un affascinante evangelico paradosso è sempre da tenere presente: la forza della Chiesa, la forza di ogni vero cristiano, raggiunge la sua massima efficacia nella debolezza.
Facciamo un esempio: certa critica biblica, che ha cercato di “demitologizzare” l’Antico Testamento, spesso non ha condotto ad una più autentica fede, ma ad atteggiamenti di reale e pericolosa superbia; si è giunti a pensare che i testimoni oculari, e coloro che hanno scritto il Nuovo Testamento, in base a testimonianze dirette, avessero solo “proiettato” le loro personalità sugli eventi di Cristo: è nato il Cristo della fede, inspiegabilmente ed illogicamente separato da quello della storia. Potremmo chiederci: “Non potrebbe essere che gli esegeti moderni abbiano proiettato il loro scetticismo, il loro stile e il loro atteggiamento sulla gente del I secolo?” (M.D.O’Brien, Il Nemico, Cinisello Balsamo 2006, pp. 175-176; 308). In tale contesto di debolezza è fiorita la forza del recente Magistero degli ultimi due Pontefici.
Solo l’invocazione allo Spirito Santo, da parte di molte anime che pregano e digiunano per la vittoria contro gli spiriti nemici, è rimedio a tali “disorientamenti”. La Chiesa riceve la grazia – questa è la parola e la realtà tanto dimenticata – di ascoltare ed obbedire a tutto quello che Dio chiede. Un dono, non una forza o una saggezza umane. Bisogna accettare di essere umili e deboli, mendicanti, e Colui che ha creato l’universo ricolma di forza. È necessario che ogni rapporto, ogni amicizia sia “in tre”: due più la custodia della Verità stessa del rapporto che è Cristo. Altrimenti è la morte dell’Amore.
Nella Chiesa bisogna desiderare solo di essere santi, arrivando al radicale superamento di schieramenti come “conservatore” e “progressista”. Inoltre, dopo l’amore a Cristo va posta l’obbedienza sopra ogni cosa, che è inseparabile dall’amore sincero.
Da sempre il pericolo abbraccia la Chiesa universale, che, come la Vergine Maria, è insidiata al suo calcagno dal nemico, satana. Ma essa sopravviverà a tutto perché Cristo, la luce del mondo è con lei e la assimila a sé. Solo Cristo è la stella del mattino che non conosce tramonto e la Chiesa deve riflettersi in Lui che è lumen gentium come dice il Vaticano II nella sua costituzione.

© Copyright (Agenzia Fides 16/7/2009; righe 35, parole 484)

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