domenica 19 luglio 2009

Il paziente 917 in sala d'attesa. Unica richiesta: un breviario (Griseri)


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Il paziente 917 in sala d'attesa Potreste darmi un breviario?

DAL NOSTRO INVIATO PAOLO GRISERI

AOSTA

Il dottor Manuel Mancini sta compilando una cartella clinica quando il direttore sanitario lo convoca: «Con urgenza in radiologia». Il motivo è quella Mercedes nera che è appena entrata nel cortile dell' ospedale Parini. Il paziente è l' uomo vestito di bianco che, circondato dalle guardie del corpo, supera la porta a vetri e viene sistemato in una sala d' attesa. «Sono arrivato in radiologia e ho capito», racconta Mancini. Il suo stupore è giustificato: non capita tutti i giorni di trovare un Papa in day hospital. Joseph Ratzinger, il «paziente 917», come sta scritto sulla cartella clinica, rimarrà al Parini per sette ore.
Il tempo di prepararsi all' intervento e di smaltire gli effetti dell' anestesia prima di tornare allo chalet di Les Combes dove sta trascorrendo le vacanze. Quando arriva all' ospedale di Aosta la sicurezza vaticana ha già avvisato che la decisione «è stata presa per motivi precauzionali», dopo la caduta in casa.
Alle 10,40 la radiografia conferma «la frattura scomposta al radio del polso destro». «Un caso abbastanza frequente - osserva Mancini - tipico delle cadute accidentali». Un intervento di routine, dunque. Ma la banalità dell' incidente non evita al Papa una serie di esami per essere sicuri che la caduta non sia stata provocata da malori di origine più seria.
Mentre la folla dei curiosi e le troupes cominciano ad affluire di fronte all' ospedale, il Vaticano si affretta a stroncare ogni illazione: «La causa dell' incidente è una caduta accidentale», scandisce di fronte ai cronisti il medico personale di Ratzinger, Patrizio Polisca.
Per sicurezza comunque il Papa verrà sottoposto a una radiografia al torace, a un elettrocardiogramma e anche a una tac cranica. Tutte verifiche che danno risultati tranquillizzanti. Al piano terreno, nella sala riservata ricavata all' interno del reparto di rianimazione, il dottor Mancini illustra al paziente il da farsi: «Santità, lei ha una frattura scomposta che si può curare in due modi: possiamo ingessare tutto il braccio, fin oltre il gomito, per avere la certezza che le due parti dell' osso fratturato siano ferme e riallineate.
Noi preferiremmo invece seguire una strada diversa: con due fili di titanio riusciremo a fermare l' osso fratturato senza bloccare il braccio fino al gomito. In questo modo lei avrà più libertà di movimento».
Ratzinger ascolta e risponde: «Dottore, se è necessario intervenire, proceda pure».
I medici aggiungono: «Ci sarà da aspettare, la sala è occupata da un intervento di peritonite». Il papa risponde: «Attenderò. L' importante è che la mia presenza qui non provochi trambusto agli altri pazienti. Nell' attesa gradirei, se possibile, leggere un breviario».
Il libro viene recuperato rapidamente nella cappella dell' ospedale. Il tempo di attesa serve anche a preparare il paziente all' anestesia: «In questi casi - spiega il dottor Mancini - è sempre prudente attendere che siano trascorse alcune ore dai pasti». L' operazione avviene in anestesia locale. Il gesso arriva a metà dell' avambraccio e la ricomposizione della frattura dovrà essere verificata con una radiografia tra una settimana.
Poco prima delle 16 il Papa è pronto per lasciare l' ospedale. Tra i sanitari che lo curano la soddisfazione è evidente: «Santità, anche io faccio parte di un movimento cattolico». «Bene dottore, continui così». Quando ricompare all' ingresso dell' ospedale e saluta la piccola folla dei pazienti, Ratzinger usa la mano sinistra e tiene la destra rigida lungo il corpo. Anche l' anello piscatorio, simbolo del potere di Pietro, è trasmigrato dall' anulare destro a quello sinistro. «Per qualche tempo- dicono i medici- il Papa si dovrà limitare. Non potrà scrivere e non potrà suonare il pianoforte. Poi, con la riabilitazione, tutto si recupererà. Dovrà tenere il gesso per un mese».

© Copyright Repubblica, 18 luglio 2009 consultabile online anche qui.

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