venerdì 10 luglio 2009

Il Pontefice spera soprattutto che Barack sappia imporre la pace in Medio Oriente


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I punti di contatto e di attrito che caratterizzeranno la fitta agenda

Il Pontefice spera soprattutto che Barack sappia imporre la pace in Medio Oriente

CITTA' DEL VATICANO

L'agenda sarà fitta e sul tavolo, accanto ai numerosi dossier su cui si registra una buona sintonia, ci sarà anche la nota dolente della bioetica.
Ricerca sulle staminali e aborto, sui quali Vaticano e Casa Bianca si posizionano quasi agli antipodi, sono infatti gli scogli su cui potrebbe incagliarsi il primo incontro tra papa Ratzinger e il presidente degli Usa Obama, atteso oggi in Vaticano per una udienza privata insieme alla moglie Michelle. Colloquio quello tra il pontefice tedesco e il primo presidente afro-americano degli Stati Uniti, che sarà ammorbidito dalle numerose affinità, che passano per politica internazionale a quella economica e sociale, temi che Ratzinger ha affrontato nella sua enciclica "Caritas in Veritate" e che Obama ha dimostrato di avere a cuore.

- Punti di contatto: in campo internazionale, il Vaticano vede in Obama un buon alleato nella lotta alla povertà, alle diseguaglianze economiche, ad una strategia di solidarietà internazionale. Spera nelle sue aperture negoziali (Cuba, Siria, Venezuela o lo stesso Iran), viste come preludio ad un futuro di pacificazione, ed ha apprezzato con entusiasmo il suo discorso del Cairo per nuovi rapporti con il mondo musulmano, considerati necessari dalla stessa Santa Sede. Il Vaticano sopratutto spera che il nuovo presidente statunitense abbia la capacità e la forza di imporre una pace duratura in Medio Oriente, con la soluzione dei due Stati, israeliano e palestinese, caldeggiata dallo stesso Ratzinger durante la sua visita in Terra Santa. Anche l'Africa sarà con ogni probabilità un tema in agenda: il papa, reduce da un viaggio in Camerun e Angola nella primavera scorsa, è convinto che si tratti di una priorità assoluta e troverà in Obama, che ha espresso la volontà di raddoppiare gli aiuti Usa ai paesi in via di sviluppo, e in partenza il 10 luglio stesso per il Ghana, nel continente delle sue radici, un interlocutore prezioso.

- Punti di frizione: sul fronte etico-morale, a dividere Usa e Vaticano si erge il muro dell'aborto e della ricerca sulle staminali embrionali. Obama, che in campagna elettorale si era dichiarato apertamente "pro-choice" sull'interruzione di gravidanza, tra i suoi primi atti da presidente ha cancellato un provvedimento del suo predecessore, George W. Bush, che vietava di sostenere con fondi pubblici le Ong che promuovevano l'aborto come metodo per il controllo delle nascite nei paesi in via di sviluppo. E subito dopo ha firmato due documenti per sbloccare i finanziamenti federali per la ricerca sulle staminali e per studiare nuove regole per proteggere la libertà di ricerca scientifica. Scelte della nuova amministrazione duramente criticate sia dai vescovi americani che dalla Curia romana. Obama si avvia insomma a varcare la soglia della Santa Sede con una posizione forte sulla bioetica: «È tempo che noi smettiamo di politicizzare il tema», ha detto stroncando le polemiche interne che hanno accompagnato la sua svolta, chiarendo che quella tra «solida scienza e valori morali» è una «falsa scelta». Per cercare di smussare gli angoli potrà però contare sulla volontà di sostenere la maternità, apprezzata dai vescovi. E al Vaticano è piaciuta molto anche la nomina di un teologo cattolico di origini cubane, Miguel H. Diaz, sposato, con cinque figli, antiabortista, come nuovo ambasciatore degli Stati Uniti in Vaticano.

© Copyright Gazzetta del sud, 10 luglio 2009 consultabile online anche qui.

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