giovedì 9 luglio 2009

L’umanesimo cristiano al servizio dello sviluppo integrale della persona: il commento del prof. Bruni sull’Enciclica “Caritas in veritate” (R.V.)


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L’umanesimo cristiano al servizio dello sviluppo integrale della persona: il commento del prof. Bruni sull’Enciclica “Caritas in veritate”

A due giorni dalla pubblicazione, l’Enciclica Caritas in veritate di Benedetto XVI è sempre in primo piano sui media internazionali che sottolineano come questo documento pontificio possa anche fungere da “guida” per il G8 dell’Aquila. Per una riflessione sui passaggi più significativi dell’Enciclica, Fabio Colagrande ha intervistato il prof. Luigino Bruni, docente di economia politica all’Università di Milano Bicocca e professore all'Istituto universitario "Sophia" del Movimento dei Focolari a Loppiano:

R. – E’ molto importante questa Enciclica, perché è una pietra miliare di questo momento di riflessione sul mercato, sulla vita in comune, sul senso della finanza nell’impresa. Mai come in questo momento il mercato è sottoposto, da una parte, a esaltazioni di chi lo vede come l’unica forma di rapporto davvero libero e civile, e dall’altra chi lo vede come luogo di contaminazione delle virtù civili e di corruzione della morale. In realtà, la linea del Papa è una linea coerente con tutto il grande umanesimo cristiano, con le tradizioni dell’economia civile, che vede il mercato come un luogo della vita in comune non sempre buono e non sempre negativo ma, come tutti gli ambiti della vita in comune, assume i tratti delle persone che lo abitano. Quindi, a me sembra un grande messaggio di speranza, un grande messaggio che non può che essere accolto con grande simpatia, con grande positività da tutti coloro che come me ed altri operano nei mercati, nella politica, nella finanza.

D. - Qual è uno degli aspetti che l’ha colpita della “Caritas in veritate”?

R. – In particolare, quello che mi ha colpito molto è questa esigenza, questo richiamo forte all’unità della vita. In fondo, noi ci portiamo dietro dal mondo greco alcuni grandi dicotomie - corpo e anima, vita spirituale e vita materiale - e una delle ultime dicotomie che restano ben forti e ben salde nella modernità: proprio quella tra il dono e il mercato, tra gratuità ed economia. Come se le cose belle e alte della vita non potessero passare per la sfera economica, anzi se ci passano ne escono contaminate. In realtà, l’inizio dell’Enciclica è fondamentale, cioè che l’amore, la carità, l’agape è la fonte al tempo stesso della vita spirituale e dell’impegno politico ed economico. Le prime righe dell’Enciclica cominciano esattamente così: “E’ la carità che ispira l’impegno per lo sviluppo, l’impegno per l’economia, l’impegno per la politica”. Questo è straordinario perché si riunifica una dimensione della vita che è quella economica con l’altra che è quella civile, spirituale, o umanistica in senso ampio. Cioè, il Papa ci dice: si può essere pienamente umani, pienamente cristiani impegnandosi per la famiglia, impegnandosi per la comunità, impegnandosi per la vita più spirituale ma si può vivere perfettamente la stessa carità, lo stesso amore, impegnandosi in politica e impegnandosi in economia. A me questo sembra un messaggio di straordinaria speranza e di grandissima attualità, proprio oggi che il mercato tende ad invadere tutte le sfere della vita noi possiamo difenderci sicuramente come fanno tanti che hanno paura del mercato e lo tengono ben distante. Oppure, possiamo "contaminarlo" con la carità, lo possiamo cambiare, lo possiamo sfidare dal di dentro, facendolo diventare un luogo pienamente umano perché irrorato da quello che il Papa definisce il “principio di gratuità”, il “principio di reciprocità” che può essere vissuto anche nelle imprese anche nel mercato.

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3 commenti:

mariateresa ha detto...

mi piace questo commento di Messori preso dal blog di Galeazzi

http://www.lastampa.it/_web/cmstp/tmplrubriche/giornalisti/grubrica.asp?ID_blog=242&ID_articolo=597&ID_sezione=524&sezione=

Stasera penso di finire di leggerla, l'ho trovata veramente densa e affascinante. Le pennellate, come le ha chiamate qualcuno, di Benedetto , quelle proprio sue, secondo il mio modesto parere, sono riconoscibilissime.E per lo stile e per i contenuti.
La corsa a mettere il proprio bollino politico sull'enciclica è stata in questo caso perlomeno comica. E altrettanto comica la corsa a toglierlo come fa Weigel. Pensare poi che in un documento importante come un'enciclica Benedetto non abbia voluto fare uno sgarbo ai poveri rivoluzionari di Giustizia e Pax, a me fa ridere.
E' che, almeno per me è evidente, molti non riescono a uscire dai clichés politici.Non ci provano nemmeno.

Raffaella ha detto...

Grazie, carissima :-)
Non appena avro' un attimo di tempo eheheheh inseriro' quello che puo' essere il cuore teologico dell'enciclica, di stampo assolutamente ratzingeriano :-)
R.

Anonimo ha detto...

Ha ragione Mariateresa,le parti scritte direttamente da Benedetto sono riconoscibilissime per chi lo ha sempre ascoltato e letto.

Antonio