giovedì 2 luglio 2009

Perchè Giovanni Maria Vianney come esempio per i sacerdoti? (Riflessioni di padre Gheddo)


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Perchè Giovanni Maria Vianney come esempio per i sacerdoti?

di padre Piero Gheddo

ROMA, mercoledì, 1° luglio 2009 (ZENIT.org).

È veramente straordinario che il Papa, iniziando un Anno speciale di preghiera per i sacerdoti di tutto il mondo (19 giugno 2009-2010), abbia proclamato patrono e modello da imitare un pover’uomo, buon lavoratore dei campi ma pessimo studente di latino e di teologia. In seminario lo giudicavano “non adatto a fare il prete”, il suo vescovo non voleva ordinarlo sacerdote perché “troppo ignorante”, infine lo stesso vescovo si convince a farlo prete per mandarlo in un paesino di 230 abitanti, dicendo che “per lo meno farà pochi danni”!
Fatto straordinario perchè un Papa teologo e raffinato pensatore come il nostro Benedetto, poteva trovare qualche altra figura da proporre a noi, 404.262 preti della Chiesa cattolica in tutto il mondo, e non mancano certo santi di alto e anche di altissimo livello intellettuale.
Invece sceglie proprio Giovanni Maria Vianney. Perché questa scelta? Perchè in tanti santi sacerdoti emergono molte doti umane: intelligenza, scienza, autorevolezza, managerialità, leadership, capacità educativa, genialità finanziaria, coraggio, ecc. Nel Santo Curato d’Ars non emerge solo una natura umana molto povera, però totalmente aperta alla grazia dello Spirito Santo, che in questa miseria umana ha potuto operare le sue meraviglie, senza quasi trovare ostacoli.
Per rinnovare la Chiesa, Benedetto XVI parte dai sacerdoti e proponendo il Santo Curato d’Ars a nostro modello, lancia un messaggio preciso soprattutto a noi sacerdoti: dobbiamo essere “affascinati dall’ideale della santità”, cioè dall’amore e dall’imitazione di Cristo. Tutto il resto conta, ma il chiodo fisso dovrebbe essere quello che spingeva don Giovanni ad una preghiera continua, un’ascesi a volte eroica, la grande amabilità e pazienza con tutti, la disponibilità di sacrificarsi, l’umiltà fino al punto di considerarsi sinceramente l’ultimo dei preti, “indegno di fare il prete”.
Inoltre, San Giovanni Maria Vianney ha vissuto nel tempo storico della Francia post-Rivoluzione francese (1789-1799), caratterizzato da ateismo pratico, costumi rilassati, indifferenza religiosa, ostilità contro il cristianesimo e la Chiesa, in un’atmosfera di “terrore all’ordine del giorno” che non invitava certo alla fede e alla vita cristiana. Cioè, praticamente, come il post-Sessantotto in cui noi ancor oggi viviamo, però in una situazione politico-economico-sociale e anche religiosa immensamente migliore a quella del tempo in cui visse il Curato d’Ars! Eppure, nonostante tutto, lui ha avuto una fede ed una costanza nella preghiera così profonde e autentiche, che l’hanno portato alla santità.
Vedete come, specialmente oggi, fare il prete, il missionario, è come scalare una parete di sesto grado. Si può fare solo con l’aiuto di Dio. Ecco perché dovete pregare molto in quest’anno per noi.

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* Padre Gheddo, già direttore di “Mondo e Missione” e di Italia Missionaria, è il fondatore di AsiaNews. Da Missionario ha viaggiato nelle missioni di ogni continente. Dal 1994 è direttore dell’Ufficio storico del Pime e postulatore di varie cause di canonizzazione. Insegna nel seminario pre-teologico del Pime a Roma. E’ autore di oltre 70 libri. L’ultimo pubblicato è un libro intervista condotto da Roberto Beretta dal titolo “Ho tanta fiducia” (Editrice San Paolo).

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