sabato 18 luglio 2009

Un Papa che sa apprezzare la musica Mozart il suo compositore prediletto (Gambassi)


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la storia

Un Papa che sa apprezzare la musica Mozart il suo compositore prediletto

DI GIACOMO GAMBASSI

Era l’estate del 2005 quando papa Ratzin­ger, arrivando nello chalet di Les Combes che lo avrebbe ospitato per il suo primo soggiorno di riposo in Valle d’Aosta, si trovò da­vanti agli occhi una gradita «sorpresa»: un pianoforte verticale sui cui tasti Bene­detto XVI si sarebbe rilassa­to nelle giornate trascorse fra le Alpi. Suonando Mo­zart.
Mozart, ovvero il genio di Sa­lisburgo considerato un au­tore dai tratti «profani» che, però, i teologi amano. E an­che al Papa piace scegliere i suoi spartiti per trascorrere un po’ di tempo alla tastie­ra. Come ha fatto, ad esem­pio, nel 2006, sempre a Les Combes, dove alcune foto­grafie lo ritraggono mentre suona un pezzo del compo­sitore austriaco e ha accan­to alcune raccolte di brani per pianoforte.
«È impregnato di Mozart», aveva detto dell’attuale Pon­tefice il cardinale Jean-Marie Lustiger, l’arcivescovo di Pa­rigi scomparso due anni fa, all’indomani della elezione di Ratzinger al soglio ponti­ficio. Perché, aggiungeva Lu­stiger, Benedetto XVI è cre­sciuto a una trentina di chi­lometri da Salisburgo. Come a dire che, quasi fisicamen­te, ha avvertito il fascino del rivoluzionario musicista del Settecento.
Mozart, ma non solo. Papa Ratzinger ama Bach, Beethoven, Palestrina, Ber­lioz, Händel e Liszt.
Nella ri­flessione teologica che Rat­zinger scrisse per commen­tare il tema dell’edizione 2002 del Meeting di Rimini, «Il sentimento delle cose, la contemplazione della bel­lezza », raccontava: «Resta per me un’esperienza indi­menticabile il concerto di Bach diretto da Leonard Bernstein a Monaco di Ba­viera dopo la precoce scom­parsa di Karl Richter. Ero se­duto accanto al vescovo e­vangelico Hanselmann. Quando l’ultima nota di una delle grandi Thomas-Kan­tor- Kantaten si spense trion­falmente, volgemmo lo sguardo spontaneamente l’uno all’altro e altrettanto spontaneamente ci dicem­mo: 'Chi ha ascoltato que­sto, sa che la fede è vera'. In quella musica era percepi­bile una forza talmente straordinaria di realtà pre­sente da rendersi conto, non più attraverso deduzioni, bensì attraverso l’urto del cuore, che ciò non poteva a­vere origine dal nulla, ma poteva nascere solo grazie alla forza della verità che si attualizza nell’ispirazione del compositore».
La musica è stata per Bene­detto XVI anche un mo­mento di conforto negli an­ni della Germania nazista: nella sua autobiografia, ri­corda una serie di concerti a Ratisbona, organizzati gra­zie all’opera del fratello mu­sicista, in cui ascoltò, in un frangente di forzato digiuno causato dalla guerra, la No­na sinfonia di Beethoven, la Messa in do minore di Mo­zart e altri grandi brani del­la musica sinfonica.
Come tutti i veri conoscito­ri che hanno un legame profondo con il pentagram­ma, il Papa non si acconten­ta di ascoltare le composi­zioni dei classici, ma appe­na può si siede al pianofor­te per eseguire un brano o ripassare uno spartito.
A Les Combes è accaduto nei due soggiorni passati.
E – rac­contava Avvenire nelle cro­nache dalla Valle d’Aosta – «le note, assicurano coloro che gli sono stati più vicini, si sentivano almeno tre vol­te il giorno».

© Copyright Avvenire, 18 luglio 2009

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