giovedì 16 luglio 2009

Una notte al museo (in Vaticano). Intervento di Antonio Paolucci (Osservatore Romano)


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Il 24 luglio

Una notte al museo (in Vaticano)

di Antonio Paolucci

L'apertura in notturna dei grandi musei - a Firenze come a Parigi, a Roma come a Londra - ha attraversato come proposta sperimentale gli ultimi anni Novanta e i primi di questo decennio. I risultati, in termini di risposta del pubblico, sono stati in genere positivi ma sbaglierebbe chi pensasse che l'obiettivo era quello della visibilità pubblicitaria del museo e dell'incremento in termini di visitatori e quindi di biglietteria.
Il Louvre e gli Uffizi non hanno certo bisogno di pubblicità e l'esperienza di parecchie estati ha dimostrato che le aperture notturne costano, di solito, in termini di straordinari al personale di custodia, di illuminazione e così via più di quanto rendano. L'apertura notturna dei musei, là dove è stata sperimentata, era ed è motivata da altre ragioni. Che sono queste: restituire il museo ai cittadini prima di tutto, contribuire a rendere normalmente e piacevolmente vivibili le notti nei centri storici delle grandi città.
Oggi il cittadino di Firenze o di Parigi o di Roma ha l'impressione che gli Uffizi, il Louvre o i Vaticani non siano più suoi, che i turisti li abbiano occupati ed espropriati. In un certo senso è così e gli effetti sono di disaffezione e di respingimento. Il cittadino stupisce ed è anche in qualche misura orgoglioso dei numeri sbalorditivi che riguardano il celebre museo della sua città: un milione e mezzo di visitatori l'anno agli Uffizi, quattro e mezzo ai Vaticani, otto o poco meno al Louvre. È anche consapevole che quei numeri vogliono dire notorietà, industria turistica, reddito e occupazione e quindi sarà grato in cuor suo alla storia e alla fortuna che gli hanno permesso di vivere in una città dove ci sono gli Uffizi o il Louvre o i Vaticani.
Però il cittadino sa anche che quei musei percorsi e consumati da gente lontana e diversa, appartengono ad altri. Appartengono al mondo, forse, non più a lui. E infatti non è mai accaduto e non accadrà mai che un romano o un parigino, motivato da ragioni di pura curiosità e di puro piacere, faccia la coda al Louvre o ai Vaticani, in mezzo alle comitive giapponesi e americane, per vedere, o rivedere, Monna Lisa o gli affreschi di Michelangelo.
Partendo da queste considerazioni è stato avviato in passato in alcune città d'Italia e d'Europa l'esperimento dei grandi musei aperti di notte. Si offriva ai cittadini la possibilità di riappropriarsi del proprio museo, vivendolo e godendolo in una atmosfera inusuale e in una luce speciale. Era anche un modo per persuadere la gente a lasciare per una sera la televisione, ad abitare per qualche ora il centro storico, lasciandosi guidare dalla curiosità e dallo stupore.
Quest'anno anche i Musei Vaticani si concedono alle aperture notturne. Inizieremo la sera del 24 luglio prossimo, dalle 19 alle 23 con il proposito di ripetere l'iniziativa se avrà dimostrato di funzionare. Non mi aspetto le comitive dei viaggi organizzati. L'industria turistica, a Roma come dappertutto, ha tempi e ritmi inderogabili che non prevedono varianti di orario e di percorso se non con un preavviso di almeno un anno. Non ci saranno quindi, nei Musei Vaticani, la notte del 24 luglio, i coreani e i giapponesi in all inclusive tour. Ci saranno - questo almeno è il mio augurio - i romani: famiglie, coppie, gruppi di amici, singole persone che vorranno concedersi il lusso di una esperienza speciale. E cosa ci può essere di più speciale che attraversare i Musei Vaticani di notte, nella grande estate di Roma?
Un consiglio mi permetto di dare ai visitatori del 24 luglio. Vedrete sculture e arredi, capolavori pubblicati su tutti i manuali di storia dell'arte, Raffaello nelle Stanze, le statue romane del Pio Clementino. La Sistina di Michelangelo vi darà l'emozione che tutti di fronte al Giudizio abbiamo provato, da Papa Paolo iv Farnese che lo inaugurò la vigilia di Ognissanti del 1541, alla ragazza australiana che arriva a Roma per la prima volta.
Tuttavia una sosta particolare io vi consiglio di farla nel cosiddetto Cortile Ottagono. È l'invenzione museografica più bella del mondo, voluta, alla fine del Settecento, da Papa Clemente xiv Ganganelli. Il Cortile Ottagono è il cuore dei Musei Vaticani, sta sotto il cielo di Roma, è percorribile a mo' di portico da ogni lato, ospita all'interno in una serie di nicchie i capolavori assoluti della statuaria universale: l'Apollo detto del Belvedere, il Laocoonte, il Perseo e i Pugilatori di Antonio Canova.
All'interno del Cortile Ottagono sarete a contatto con la Bellezza e con la Storia, avvertirete sopra di voi il respiro di Roma e, anche se non siete archeologi o storici dell'arte, capirete, per non dimenticarlo mai più, che il museo è stupore ed è consolazione. Ci rende più felici e più vivi.

(©L'Osservatore Romano - 16 luglio 2009)

2 commenti:

Antonio Fais ha detto...

All'ingresso dei Musei Vaticani ci dovrebbe essere lo stemma del suo fondatore...il grande Pontefice Clemente XIV e invece ci ritroviamo quello di Papa Ratti...
Rendi o Pio anche tu l'Aquila all'Impero e le Palle ai Medici...e lascia la gloria a Clemente!

Antonio Fais ha detto...

Il prof. Paolucci è...divino.
Il suo articolo mi fa venire in mente l'inaugurazione della Gipsoteca di Monaco quando re Ludovico di Baviera, dopo aver fatto restaurare i marmi di Egina, accolse il Thorwaldsen al lume delle torcie esclamando:Nessuno, nesssuno è come te fin dai tempi fiorenti dell'Ellade...
lo stesso potremmo dire di Antonio Paolucci!